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Il successo della Kings League: quando sport e intrattenimento si fondono

19 April 2023
El Barrio vince la Kings League

Calcio, spettacolo, colpi di scena e nuovi media: il mix vincente della competizione che ha infiammato i tifosi spagnoli.

12 squadre che si affrontano in un campionato di calcio a 7. Due tempi da 20 minuti ciascuno. Sembrerebbe il racconto di uno dei tantissimi tornei estivi che ogni anno si svolgono negli oratori e nei campetti di periferia: partitella per tenersi in forma, birra e panino dopo la doccia, qualche spettatore a bordo campo, se va bene.

Seppur con lo stesso format, lo scorso 26 marzo la Kings League è invece arrivata a riempire lo stadio Camp Nou di Barcellona con oltre 92.000 tifosi mascherati, accorsi nella capitale catalana per assistere live alla finale tra El Barrio e gli Aniquiladores, momento conclusivo della competizione. 

92 mila spettaori mascherati al Camp Nou2

 

Il motivo di questo successo, ça va sans dire, non va ricercato nelle caratteristiche sportive del torneo, ma nel mix tra sport, intrattenimento, comunicazione e interazione che la Kings League ha saputo sviluppare.

I protagonisti e le regole d’ingaggio

Gli artefici del “fenomeno” Kings League sono innanzitutto i suoi fondatori: l’ex calciatore del Barcellona Gerard Piquet e lo steamer spagnolo Ibai Llanos, le cui biografie svelano uno dei segreti del format capace di coniugare calcio e nuovi media. 

Il torneo è iniziato lo scorso 1 gennaio, in un weekend in cui i tradizionali campionati di calcio erano fermi per la pausa natalizia, ed è stato trasmesso su Twitch da diversi streamer spagnoli. Risultato? 15 milioni di spettatori incollati allo schermo per assistere a partite di… perfetti sconosciuti e vecchie glorie del calcio. Proprio così: una delle chiavi del successo del format è la partecipazione di ex giocatori (Casillas, Aguero e Rondaldinho, tra gli altri) che scendono in campo insieme a calciatori amatoriali, esasperando quel modello di “participation sports” che sta già facendo le fortune di altre discipline come running, mtb, o nuoto, solo per fare qualche esempio.

Il format Kings League “ruba” da altri sport anche altre “chicche”: dall’hockey arrivano i rigori in movimento, dal mondo delle cards arrivano i jolly che le squadre possono pescare e utilizzare durante il match, dal tennis arriva la chiamata al VAR, dall’NBA la composizione del draft, dalla pallanuoto il calcio d’inizio, dalla pallamano le sostituzioni illimitate. Un mix di best practices e curiosità che contribuiscono a rendere più avvincente e meno imprevedibile il gioco, dove il calcio è solo una parte dello spettacolo offerto. 

Twitch e il potere degli streamer 

Il canale ufficiale della Kings League è Twitch, dove vengono trasmesse in contemporanea tutte le partite: il “Presidente” di ognuna delle 12 squadre, infatti, è un famoso streamer che trasmette gratuitamente la partita della “sua” squadra e la commenta interagendo con gli spettatori, proprio come avviene nel mondo dei gamers.
La produzione video è di altissima qualità: 100 persone impiegate, 13 camere in campo, live in panchina e sugli spalti, replay, moviola e VAR, proprio come nei massimi campionati europei. Replay e insights vengono diffusi su YouTube, reel e contenuti esclusivi su Tik Tok dove i calciatori sono veri e propri creator.
Classifiche, formazioni e statistiche, foto e video vengono pubblicati su Instagram ed esiste anche una sorta di “fantacalcio”, disponibile in un app sviluppata in collaborazione con il quotidiano spagnolo Marca. Parola d’ordine: interazione, in ogni occasione, con qualsiasi strumento.

Il merchandising ufficiale della Kings League2

  

Sponsor: i primi a crederci sono gli spagnoli

Essendo le partite trasmesse gratuitamente (almeno per questa prima stagione) gli introiti che hanno permesso la sostenibilità della Kings League provengono prevalentemente dagli sponsor. 

L’innovazione del format e le opportunità offerte dai nuovi media, infatti, hanno attirato sulla competizione l’interesse di diverse aziende, in particolare spagnole, che fin da subito hanno creduto al progetto. 

InfoJobs, azienda di recruitment, ha affiancato il proprio nome al torneo, è presente nelle maglie da gioco ed è stata protagonista nel processo di selezione dei giocatori reclutati tramite la piattaforma (13.000 i candidati, 170 quelli scelti). L’azienda automobilistica Cupra ha visto il suo logo impresso in tutti i campi di gioco e ha dato il proprio nome ai padiglioni dove si sono celebrate le partite, la Cupra Arena. Non solo: l’azienda di snack Grefusa è presente sulle divise degli arbitri, Xiaomi sponsorizza il VAR, Spotify le carte speciali che i presidenti possono pescare durante la gara, oltre allo stadio della finale, che per l’occasione è diventato lo Spotify Camp Nou. 

cupra arena2

 


Quali saranno le prossime sorprese?

Sebbene il Presidente de LaLiga, Javier Tebas, lo abbia definito “un circo” che nulla ha a che vedere con il calcio, possiamo scommettere che Piquet e Llanos continueranno ad investire nel format per ampliare l’offerta di intrattenimento. Alcune novità sono già state svelate: Higuain e molti ex calciatori hanno chiesto di poter partecipare, Neymar sarà uno dei prossimi presidenti e sarà l’ambasciatore della competizione in Brasile, così è già stata lanciata la Queens League, ovvero l'equivalente femminile della Kings League. 

Piquet presenta la Kings League2

 

Altri accorgimenti verranno introdotti per far crescere ancora l’effetto di reality show, in cui la distanza tra spettatori e giocatori è ridotta al minimo, dove i protagonisti si distribuiscono equamente tra gli spalti, gli schermi e il campo da gioco. E tutte queste novità verranno ovviamente votate dal pubblico, che potrà scegliere se apportarle per aumentare lo spettacolo di cui poi diventerà fruitore. Come se ognuno di noi partecipasse ad un gioco di cui prima ha scritto le regole. Come può non piacerci?! 


Fonte foto:
https://kingsleague.pro